La storia della sezione judo inizia tanto tempo fa, alla fine degli anni '50.
Paolo Maccherini ce la racconta così, nel libro edito nel 1991, in occasione del 750° anniversario dell'Università di Siena.
Il judo, il mito del Sol Levante, arrivò a Siena non è un paradosso, per merito dell'INPS, alla fine degli anni '50. Il maestro Cucchi, romano di Roma, cintura nera terzo dan, era un funzionario della Previdenza Sociale trasferito nella Città del Palio, in ordine al concetto di mobilità del personale dell'Istituto. Appena sceso dal treno, con moglie e un figlioletto vispissimo, chiese subito se fosse in funzione una palestra di lotta giapponese, ancor prima d'informarsi sull'affitto della casa. La palestra non c'era, ma c'era la voglia di judo. Due giovani dirigenti del CUS, Renzo Corsi e Nanni Bencini, contando anche sulla passionaccia polisportiva del Massai, raccolsero al volo la richiesta del maestro Cucchi. Si trattava, in sostanza, di dar vita a Siena ad una nuova disciplina, abbastanza sconosciuta nel dettaglio tecnico, vissuta al più con qualche notizia ai limiti del mito; il judo, ovvero una filosofia più che uno sport, dell'Estremo Oriente; suoi eroi eponimi erano dei, più che atleti: giravano i nomi di Mifune, o Jigoro Kano. Uomini imbattibili i giapponesi del judo: solo un marinaio olandese, certo Geesing, 2 metri per 140 chili di peso, era riuscito a vincere un campionato del mondo mettendo in fila uno dietro l'altro i campioni giapponesi. Qualcuno nella terra del Sol Levante, fece, sconvolto, harakiri. (continua la lettura)